Un ragazzo normale – di Lorenzo Marone

Bang, bang! Il 23 settembre 1985 Giancarlo Siani, un giovane cronista de Il Mattino, veniva crivellato di colpi mentre parcheggiava la Mehari nel cortile sotto casa sua. Guardiamo quel cortile, quel condominio, le persone che ci abitavano, i loro volti, le loro storie, i loro sentimenti… La famiglia del custode ammucchiata in pochi metri quadrati, le famiglie ricche del settimo piano con appartamenti signorili e vista panoramica sulla città. Osserviamo Mimì, un ragazzino di dodici anni con uno struggente desiderio di fare della sua una vita coraggiosa come quella degli eroi che non hanno “paura di combattere la criminalità per migliorare le cose”. Mimì, figlio del custode, è uno che non si rassegna alla mediocrità fatta di giornate passate a bighellonare, rotocalchi che parlano di calcio o di gossip, insulse trasmissioni televisive e non si adatta all’atteggiamento di coloro che gli stanno intorno e che gli dicono “c’è bisogno di eroi, è vero, purché non abitino nel nostro palazzo”. Il punto è che siamo a Napoli, la città sembra interessarsi solo dell’ arrivo di Maradona. Della Camorra meglio non parlare e quel Giancarlo Siani cosa va a mettersi nei pasticci coi suoi articoli che parlano di cose che sarebbe meglio tacere, delle attività dei fratelli Nuvoletta, del boss Gionta, del Clan dei Bardellino… L’omertà si nutre di ignoranza, opportunismo e paura. Mimì invece legge forsennatamente tutti i libri che trova, enciclopedie, studia, impara a sognare un mondo diverso, usa un linguaggio ricercato, coltiva sentimenti di amicizia e di amore puro. Per questo è deriso, anche emarginato, incompreso dai suoi stessi familiari. Il romanzo di Lorenzo Marone, vincitore di numerosi premi letterari, apre ampi squarci sulla vita di Napoli negli anni ’80, i suoi splendori e le sue bassezze, il paradosso di una città che può vantare uno dei patrimoni artistici più importanti al mondo, una cultura raffinata e millenaria e al tempo stesso una miserevole trasandatezza intellettuale di molti suoi abitanti. “Un ragazzo normale” è quindi anche la storia di un riscatto, di uno sguardo sul futuro individuale e collettivo visto dagli occhi ingenui e puri di un ragazzino che riconosce in Giancarlo Siani quel modello elevato di vita a cui aspira e che lui chiama eroe. Ma Siani non è d’accordo. “ Parli sempre di superpoteri… la lettura e la scrittura sono i poteri più potenti di cui disponiamo, ci ampliano la mente, ci fanno crescere, ci migliorano, a volte ci illuminano e ci fanno prendere nuove strade, ci permettono di cambiare idea, ci danno il coraggio di fare ciò che desideriamo. Il più grande potere a disposizione dell’uomo, caro Mimì, quello che ci rende davvero grandi e liberi è la cultura. E tu dovresti saperlo…”.
Qui sta il nocciolo della questione. Per contrastare la mafia, la camorra non bastano la repressione, la polizia per le strade, le pene da aumentare perché il terreno sul quale la criminalità prospera è nell’intimità degli uomini, nella debolezza delle loro coscienze, nel conformismo di chi piega la testa, volge via lo sguardo, delega gli altri a fare ciò che è necessario per cambiare. A volte, però, basta il coraggio di uno, il suo sacrificio come il sacrificio della vita di Giancarlo Siani, per rimettere in moto un meccanismo sociale che sembra bloccato. “Le cose Mimì, possono cambiarle solo gli uomini. Il male viene dagli uomini e solo gli uomini possono combatterlo. Più che di eroi, c’è bisogno di gente che ci creda, persone che aspirino a cambiare le cose in meglio. Gli ideali Mimì, i grandi ideali hanno trasformato il mondo non i super poteri”. Sarà questo il lascito morale, l’insegnamento di vita che Giancarlo lascerà al suo giovanissimo amico, un insegnamento capace di iniettare fiducia e coraggio anche per le scelte personali, quella di dichiarare il suo amore a Viola, la ragazza più bella del mondo che abita per l’appunto al settimo piano, quella di prendere le distanze da Sasà, l’amico del cuore avviato verso la strada della piccola delinquenza, quella di affrontare i pregiudizi e le ottusità della sua famiglia così ricca di umanità ma così povera di idee.

Il sacrificio di Giancarlo Siani ha molto da insegnare a tutti noi. A quasi quarant’anni da quel tragico settembre la nostra società non è molto diversa da quella di Napoli degli anni ’80. Anche noi abbiamo bisogno, non di eroi, ma di essere persone comuni che facciano del coraggio e dell’onestà la loro normalità.
Roberto Cociancich

Un ragazzo normale
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