Il panettone non bastò – di Dino Buzzati
La magica atmosfera del Natale è poi davvero magica? Non sono forse le illusioni dei cuori, le dolci nostalgie di un tempo passato (ma poi: lo abbiamo davvero vissuto?), il desiderio di una pace mai compiutamente realizzata che ci spingono a coltivare nel cuore il sentimento di una giornata unica e speciale che infine, quando è passata, scopriamo che tale non era? Siamo alla vigilia del Natale del 1944. la guerra non è ancora finita. A Milano il cielo è plumbeo, i tedeschi la fanno ancora da padroni, dappertutto ci sono spari, attentati, dal cielo piovono bombe. O forse no, forse è solo il cuore pavido del Dottor Anfossi, dentista con studio in via Solferino 15, forse é il suo sguardo paranoico su tutto ciò che gli accade intorno: due giovani innamorati nell’ombra che si sussurrano ti amo potrebbero essere degli attentatori, un cliente in attesa in ambulatorio un delatore. Le minacce incombono dappertutto, nel silenzio, negli sguardi, nelle parole semplici dei passanti che , folle dubitarlo! nascondono sottintesi. Perché Mario non è ancora arrivato? lo avranno arrestato! Mario giunge in ritardo ma non spiega il perché. Ecco “con tutti i tuoi misteri un giorno o l’altro arrivano quelli della Gestapo e ci impacchettano!”Con il suo sguardo acuto, a volte di ghiaccio, cinico, amaramente ironico ma mai privo di solidarietà verso la fragilità e le paure degli uomini, Dino Buzzati grandissimo scrittore, giornalista, indagatore dell’inquietudine e delle effimere felicità umane descrive in uno dei suoi brevi magistrali racconti il mistero di vite sospese, in attesa di un un evento salvifico che tarda a venire, una svolta (in un altro libro avrebbe scritto: il comparire dei tartari all’orizzonte di Forte Bastiano), o forse più semplicemente, come in questa novella, l’arrivo della festa del Natale. “I milanesi si erano affaticati in tutti modi perché quel giorno fosse un giorno a sé, speciale, diverso da quelli prima e quelli dopo, esonerato della guerra, riservato a loro. E invece, nonostante il panettone, ne era venuto fuori un giorno solito, con la solita dannata aspettazione, squallido, rassegnato e nevrastenico come tutti gli altri giorni della guerra.“ Ecco: a vincere le paure il panettone non bastò. Eppure, sembra dirci Buzzati, nonostante la disillusione e la stanchezza alla fine riprendiamo ancora a sperare e cerchiamo di trovare in questa attesa, anzi nel Natale, le ragioni del vivere. “Nulla infatti è più antitesi della morte che il Natale. Non per niente è la festa della Natività quando per unanime illusione delle genti, sembra che debba cominciare un mondo nuovo, più buono e più sereno, e ciascuno, chissà perché, si aspetta prossime felicità mai conosciute. Il giorno dopo, magari, non ci pensiamo neanche più, rituffandoci nelle miserie quotidiane, ma nei giorni che precedono anche i cuori più insensibili e delusi non resistono alla potenza misteriosa di quell’atmosfera così vivificante e umana. Tanto che, nel bilancio della nostra vita, senza far della retorica, in corrispondenza dei Natali noi troviamo delle punte, seppur brevi, di ciò che comunemente si usa chiamare felicità”.
In un tempo in cui ogni traccia di spiritualità e fervore religioso sembrano essere stati corrosi e persino cancellati dalla frenesia compulsiva della corsa agli acquisti, del consumismo esasperato, della prevalenza della confezione sul contenuto (Buzzati ironicamente, anzi ferocemente, propone di fare come regali scatole sontuosamente luccicanti fuori ma vuote dentro perché tanto ormai quel che conta è solo l’apparenza) lasciamoci guidare, anche noi uomini e donne troppo esperti della vita per non essere disillusi, abitanti di un mondo senza più certezze né ideologie, nella nostra personale ricerca di felicità, dall’inquietudine laica del grande scrittore bellunese. Perché è l’inquietudine che ci impone di mettere in dubbio che le cose debbano andare per forza come stanno andando, che dietro l’apparenza può nascondersi, nelle cose e nelle persone un mistero più profondo, che forse è proprio la scoperta o quanto meno la ricerca quel mistero che ci può salvare dalla disperazione e come la luce di una piccola stella nel buio dell’Universo, pungere per un attimo il nostro cuore con una fitta di felicità.
Roberto Cociancich