Opera struggente di un formidabile genio – di Dave Eggers
Un inno allo spirito dell’America, dell’America moderna, no, non quella dei film western e dei cow-boy che combattono i pellerossa anzi sì anche quella ma trasformata come è oggi agli inizi del terzo millennio, a quello spirito della frontiera che grazie-al-cielo vive ancora nel cuore indomito di molti discendenti dei Padri Pellegrini giunti nel 1620 a bordo della Mayflower a Cape Cod per portare un po’ di civiltà a quelle popolazioni primitive e selvatiche che non conoscevano la polvere da sparo, l’alcol, e l’arma più pericolosa di tutte: la stampa, ma insomma adesso non divaghiamo, un inno a quello spirito impavido, coraggioso, intrepido di persone che avevano più nulla da perdere perché già tutto avevano perduto e che non si sono lasciate cadere le braccia, hanno creduto in se stesse, hanno riso di se stesse, hanno messo alla prova se stesse, hanno avuto la forza di partire, di cercare un mondo migliore, inseguendo il sole verso occidente, sempre più lontano, anzi lontanissimo, da Chicago alla California, su e giù lungo la costa del Pacifico, ancora oggi con la radio a tutto volume, cantando a squarciagola e battendo il ritmo con la mano sulla portiera di una splendida berlina decappottabile, con tutto il futuro davanti a sé, quello splendido fottuto futuro che li attende luminoso, che ci attende se solo fossimo capaci anche noi di non perderci nelle miserie in cui ci troviamo, se fossimo capaci di smettere di piangerci addosso, di lamentarci che le cose vanno male, di dare la colpa agli altri perché anche se poi in definitiva è vero che la colpa è tutta loro, degli altri, anche di quello schifo di casa incasinata, sporca e lercia che abbiamo lasciato prima di salire su questa berlina, di quello strazio di vicini che sembrano dei morti che camminano – santo-cielo-ma-non- se ne rendono conto?- insomma il futuro dipende da noi, da come lo guardiamo, da come lo sentiamo pulsare dentro il nostro cuore, il nostro grande cuore, il cuore degli uomini della frontiera e a cui la frontiera regalerà tutto o forse niente ma intanto andiamo, andiamo, andiamo!
Opera struggente di un formidabile genio è innanzitutto questo, dunque. Un inno allo spirito dell’America. La storia di Dave Eggers, oh guarda: lo stesso nome dell’autore! e di suo fratello Toph, ma tu guarda lo stesso nome del fratello dell’autore! Insomma un’autobiografia, una storia vera e in parte anche un po’ inventata, forse molto inventata, il racconto di tutte le parole, le idee, o le psicosi che passano per la mente a Dave quando si trova a dover dare un’educazione a Toph per il semplice fatto che ora tocca lui occuparsene. E tocca a lui perché – dannazione! – i genitori sono morti. Sì sono morti uno dopo l’altro, in cinque settimane se non sono andati tutti e due, amen, e bisogna dirlo non hanno lasciato un granché di eredità nonostante non abbiano mai speso molti soldi, una vita fatta per risparmiare, è vero, ma ora il fatto è che bisogna anche guadagnare qualcosa per vivere, anzi per vivere alla grande come è giusto e naturale che sia per due tipi tosti e fantastici come Dave e Toph, ammiriamoli: potrebbero essere due divinità scese dall’Olimpo. Non ci credete? Guardate come giocano a frisbee sulla spiaggia: “ Dio se siamo bravi. Ha solo otto anni ma insieme siamo una favola. Giochiamo sul bagnasciuga e corriamo a piedi nudi, saltellando e scivolando sulla sabbia fredda e bagnata. Facciamo quattro passi prima di ogni lancio e quando lanciamo il mondo trattiene il respiro. Lanciamo talmente lontano e con una precisione e una bellezza quasi assurda, ridicola. Siamo la perfezione, l’armonia, giovani e lievi scattanti come indiani, riesco a sentire la contrazione dei miei muscoli, lo sforzo delle cartilagini, il moto dei miei pettorali, il pulsare del sangue, tutto funzionante a meraviglia, un corpo nel suo massimo splendore, d’accordo, magari un po’ magrolino, appena sotto il peso forma, con qualche costola un po’ troppo visibile e che a ben pensarci potrebbe anche sembrare un po’ strana, dargli l’impressione di un anemico, potrebbe spaventarlo, ricordargli la perdita di peso di nostro padre, del modo in cui le sue gambe, quando sedeva a tavola a fare colazione vestito di tutto, quell’autunno, quando aveva smesso la chemioterapia ma andava ancora al lavoro, le sue gambe, dicevo, erano come stecche di legno infilate nei pantaloni di panno, sottili stecche di legno nascoste da pantaloni di panno grigio, divenuti troppo grandi.”
Ecco, Dave Eggers, uno dei più grandi scrittori americani del nostro tempo, vincitore del Premio Pulitzer, fondatore di una scuola di scrittura, educatore, ha reinventato con un libro spassoso, divertente, autoironico e irriverente il modo di raccontare la sua personale tragedia, la sua storia impastata di resilienza, le contraddizioni di un’America che a causa della sua violenza diffusa e del trumpismo dilagante non vorremmo più amare e che invece per colpa della sua scrittura travolgente torniamo ad ammirare. Struggente. Formidabile. Geniale.
Roberto Cociancich