L’arte della guerra- di Sun Tzu

Si narra che prima di nominare Sun Tsu suo consigliere militare l’imperatore di Wu volesse verificare le sue capacità e gli abbia chiesto se le sue doti strategiche si applicassero anche alle donne. Sun Tzu accettò di dargliene dimostrazione avvalendosi delle 180 concubine del sovrano. Egli le divise quindi in due gruppi ponendo a capo di ciascuno di essi le due favorite del re. Spiegò quindi gli ordini indicando che al rullo del tamburo le donne avrebbero dovuto girarsi a destra. Suonarono i tamburi ma le donne si misero a ridere e non obbedirono. Sun Tsu disse allora: “Se le regole non sono chiare e gli ordini non vengono compresi la colpa è del generale”. Spiegò nuovamente le regole ordinando alle donne di girarsi al rullo dei tamburi verso sinistra. Anche in questo caso esse si misero a ridere e non obbedirono. Sun Tsu disse allora: “Se le regole non sono chiare e gli ordini non vengono compresi la colpa è dei generali. Se invece gli ordini sono chiari e tuttavia gli ordini non vengono eseguiti le colpe sono degli ufficiali”. Diede quindi ordine, nello sbigottimento generale, di decapitare le due favorite dell’imperatore e a nulla valsero neppure le suppliche di quest’ultimo. Esse vennero giustiziate e al loro posto furono poste al comando le favorite immediatamente inferiori per rango. Da quel momento – dicono, e non lo trovo strano – le donne obbedirono agli ordini senza alcun indugio. Basterebbe questo aneddoto per spiegare la fama, l’efficacia e il successo che il libro di Sun Tsu, scritto nel V secolo A.C. ha mantenuto nei millenni successivi sino ai nostri giorni. 

Il motivo lo spiega lo stesso Sun Tzu: “Tra i principali affari di Stato vi è la guerra. Essa non può che meritare un esame attento, perché è il terreno su cui si misurano la morte e la vita, e perché segna il percorso che porta a sopravvivere o a perire.”

Anche se scritto come trattato di strategia militare con regole che vengono adottate ancora oggi esso è in realtà un testo molto più profondo, un ragionamento sull’essenza del conflitto, sulla natura dei suoi protagonisti, sulle condizioni per vincere nella lotta, qualunque essa sia: anche nell’economia, nella politica e persino nella vita spirituale. Condizione per la vittoria è infatti innanzitutto la capacità di vincere su se stessi, infondere fiducia, dimostrare considerazione,  rispetto per i propri uomini e persino per i nemici. “É preferibile conquistare uno Stato nemico mantenendone comunque l’integrità anziché distruggerlo ed è meglio conservare l’integrità di armate, battaglioni, unità e squadre piuttosto che decimarli. Quindi non è detto che vincere 100 battaglie su 100 sia la cosa migliore, la cosa migliore è invece costringere alla resa senza combattere”.  Per vincere non basta dunque la forza ma ci vuole innanzitutto intelligenza.

Non si può vincere, non si può dominare gli altri se non siamo in grado di dominare noi stessi. Non è dunque uno sguardo indulgente quello di Sun Tzu. È una riflessione inflessibile, a volte spietata, sulle condizioni per giungere ad un risultato utile che esclude ogni spreco di energia come può essere l’inutile accanimento sui vinti. “Cinque sono i pericoli fatali con cui comandante può esporsi: se per avventatezza affronta la morte, sarà ucciso. Se bada alla propria sopravvivenza, sarà catturato. Se è irascibile, sarà facile provocarlo. Se è attento all’onorabilità, patirà l’offesa. Se ama i propri uomini, sarà spesso in apprensione. Quando un comandante cede in tali comportamenti, le azioni militari conducono al disastro. Simili questioni meritano un attento esame, poiché dipende proprio da questi cinque fatali pericoli se gli eserciti sono annientati e i loro comandanti trucidati”. Una lettura affascinante. In un momento in cui i conflitti divampano in ogni parte del mondo e il loro scopo a volte sfugge agli stessi combattenti che, mossi dall’odio, vedono nella distruzione del nemico l’unico motivo per continuare a trucidarsi, varrebbe la pena, militari, politici, noi uomini e donne immersi per mille ragioni nei conflitti di ogni giorno, di fermarci a meditare su uno dei principi fondamentali di Sun Tsu. “ Chi conosce bene l’avversario e se stesso affronta cento battaglie senza correre alcun rischio; chi conosce se stesso ma non il proprio avversario alterna vittoria e sconfitte; chi non conosce il proprio avversario né se stesso e destinato a esporsi al pericolo in ogni battaglia”. Un libro, un sentiero, per vivere e non soccombere. Fondamentale.

Roberto Cociancich

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