I super batteri – di Fabrizio Pregliasco e Paola Arosio

C’è una guerra in corso. Bella scoperta! direte voi. Ce ne sono decine, in Ucraina, a Gaza solo per citare quelle sulle prime pagine dei giornaliTroppo facile, replico io, c’è una minaccia che riguarda tutti noi, pacifici (o quasi) abitanti dellemisfero Nord, una minaccia che portiamo dentro di noi e che, ignari, troviamo ad ogni angolo della casa, sulle maniglie delle porte, sulla testata del letto. Ne siamo ancora ignari ma è una minaccia mortale, sono i superbatteri, quei minuscoli germi che hanno imparato a resistere agli antibiotici, pronti ad aggredirci senza che noi si sia in grado di opporre loro né una difesa né una resistenza. Ce ne parlano in un libro affascinante e spaventoso al tempo stesso, il celeberrimo virologo Fabrizio Pregliasco e la scrittrice Paola Arosio. Il racconto di unavventura appassionante, quella di decine di scienziati e ricercatori, alcuni illustri e premi Nobel, altri oscuri e dimenticati che hanno dedicato la loro vita allindividuazione delle cause, i batteri appunto, e delle cure, gli antibiotici, di quelle malattie che hanno falcidiato a milioni i nostri progenitori. Molto più letali delle  ferite da guerra le infezioni erano portatrici di atroci sofferenze dallesito quasi sempre fatale. La scoperta della penicillina da parte di Alexander Fleming contribuì a dare un corso diverso alla seconda guerra mondiale salvando le vite a migliaia di soldati tra le file degli alleati.  La sua formula fu inizialmente custodita come una sorta di segreto militare. Scelta eticamente controversa, è ovvio. Davanti al rischio dellinfezione e della morte tutti gli esseri umani dovrebbero poter avere accesso ai medesimi farmaci. Così però non è e anche oggi le differenze sullaccesso ai farmaci  è profondamente diverso tra Nord e Sud del mondo. Una scelta economica ma anche una scelta miope perché proprio la somministrazione parziale  degli antibiotici ha consentito ad un gruppo di batteri di rafforzarsi e di divenire resistenti. Anche alle nostre latitudini  la diffusione eccessiva degli antibiotici, negli studi medici, nellallevamento e persino nei prodotti di cosmesi, ha contribuito a selezionare, secondo il principio di Darwin, una schiera di superbatteri inattaccabili dagli antibiotici fino ad oggi conosciuti. Si aggiunga che la ricerca in materia è poco coltivata a scapito di quella economicamente assai più remunerativa su altri tipi di malattie come la ricerca sui tumori. Il risultato è che oggi le morti da infezioni cagionate da superbatteri è in vertiginosa ascesa, sono oltre 700 mila i decessi allanno nel mondo: un numero superiore a quello dellAIDS e della malaria. LItalia è maglia nera in Europa con 11 mila decessi. Elavanzata di un esercito invisibile ma devastante. Di questo passo, dicono gli esperti, raggiungeremo i 10 milioni di morti nel 2030 o nel 2040. Qualcuno di loro si spinge oltre provando a immaginare un mondo distopico in cui nessun antibiotico è più efficace, in cui qualsiasi infezione, anche piccola, potrebbe rivelarsi fatale. Nessun taglio cesareo, nessun trapianto di organi, nessuna operazione al menisco o sostituzione di anca sarebbero sicuri. Anche la chemioterapia contro il cancro, che indebolisce il sistema immunitario dei pazienti, diventerebbe rischiosa. Si annullerebbero i  progressi che la medicina ha fatto negli ultimi cento anni.  Come in ogni conflitto si cercano nuove armi, nuove tecnologie per organizzare la resistenza. Siamo stati colti di sorpresa e siamo in ritardo ma molti scienziati sono alla ricerca di nuove terapie. Probabilmente la strada non è quella di inventare dei super-antibiotici, una sorta di armamento al rialzo che finirebbe nel circolo vizioso di far emergere batteri ancora più potenti, ma quella di individuare strategie alternative utilizzando le piste che ci vengono suggerite dal nostro stesso sistema immunitario. Per esempio dei virus batteriofagi (Fagi)  specializzati nel colpire a morte i batteri o addirittura altri batteri predatori come i Bdellovidrio che aggrediscono le cellule batteriche, annusano la preda e poi le danno la caccia, la invadono, la annientano e poi si riproducono. Insomma i batteri possono essere il problema ma anche la soluzione. Il punto fondamentale è che è che come per la crisi  climatica e ambientale, anche questa richiede una risposta collettiva, unassunzione di responsabilità che va dai governi, alle case farmaceutiche, ai medici di base e agli stessi pazienti. Una guerra che nessuno può vincere da solo ma che richiede il concorso di tutti.

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