Il Mondo Nuovo – di Aldous Huxley

Il 22 novembre 1963 tutto il mondo si fermava angosciato e incredulo alle parole di Walter Cronkite che annunciava l’assassinio di JFK a Dallas. Il sangue del Presidente sul vestito rosa di Jacqueline, la corsa disperata verso l’ospedale, il giuramento mesto a bordo del Force One di Lyndon Johnson rimarranno per sempre nella memoria collettiva come il sipario  cupo che calava sulle speranze di un mondo nuovo, più giusto e aperto. Nelle stesse ore, a Los Angeles, moriva un grande scrittore e filosofo inglese, forse uno dei più grandi e lucidi visionari del XX secolo: Aldous Huxley. Autore di numerosi romanzi è celebre soprattutto per avere scritto “A Brave New World” un mondo straordinariamente nuovo. Nuovo ma anche molto diverso da quelle Nuove Frontiere che aveva sognato il Presidente Kennedy. Scritto nel 1933 il Mondo Nuovo di Huxley è collocato in un futuro lontano ma non troppo, all’indomani delle guerre mondiali avvenute intorno al 2040, costruito scientificamente per reggere la società intorno ai principi di “Comunità, identità, stabilità”. La popolazione è suddivisa rigidamente in classi (dalle più elevate:  Alfa, Beta, Gamma fino a quelle “inferiori”: Epsilon, Zeta) e l’appartenenza di ciascun individuo all’una o all’altra viene prestabilita fino dal momento del concepimento che avviene rigorosamente in provetta. Mediante la regolazione dell’ossigeno (oggi diremmo la manipolazione del DNA) viene predeterminato il livello di intelligenza e di capacità del nascituro che in tal modo va ad occupare il ruolo sociale a lui destinato senza che possano verificarsi conflitti sociali: tutti nascono già selezionati per il compito che dovranno svolgere. Gli esseri umani sono concepiti per essere sempre giovani (fino a 60 anni, poi improvvisamente decrepitano e muoiono), l’attività sessuale è libera, incoraggiata fin dalla più tenera età, è vietata la monogamia (“ognuno appartiene a tutti gli altri”), per sedare eventuali crisi di ansia viene somministrata una droga, il soma. In altre parole una società equilibrata, forzata ad essere spensierata, retta da un Governatore Mondiale che garantisce l’ordine. In realtà ai margini del  Mondo Nuovo si trovano ancora delle Riserve dove abitano dei selvaggi, cioè uomini che continuano a vivere come prima, con le loro antiche religioni, i vecchi  riti e credenze, i costumi monogamici, passionali, l’orrenda materialità carnale dei corpi. Il dramma si compie quando,  per puro caso, uno di questi selvaggi viene scoperto e portato nel Mondo Nuovo. Egli in realtà e stato concepito per sbaglio “alla vecchia maniera”, abbandonato nella Riserva e, peggio ancora, cresciuto leggendo i libri di William Shakespeare. Come un animale da circo è oggetto dapprima di curiosità ed eccitata attenzione, poi di dileggio ed emarginazione. Non c’è più posto nel Mondo Nuovo per il vecchio. Il Selvaggio diventa un ribelle, un resistente, un reietto. Portato davanti al Governatore Mondiale intreccia un dialogo straordinario: “Ma io non ne voglio di comodità. Io voglio Dio, voglio la poesia, voglio il pericolo reale, voglio la libertà, voglio la bontà. Voglio il peccato”.”Insomma” disse il Governatore “voi reclamate il diritto di essere infelice”.”Ebbene sì” disse il Selvaggio in tono di sfida. “Io reclamo il diritto d’essere infelice. Senza parlare del diritto di diventare vecchio e brutto e impotente, il diritto d’avere la sifilide e il cancro; il diritto di avere poco da mangiare; il diritto di essere pidocchioso; il diritto di vivere nell’ apprensione costante di ciò che potrà accadere domani; il diritto di prendere il tifo; il diritto di essere torturato da indicibili dolori d’ogni specie”. Ci fu un lungo silenzio.”Io li reclamo tutti” disse il Selvaggio finalmente.

Quasi tutte le profezie tecnologiche di Aldous Huxley  oggi sono sul punto di avverarsi, l’eugenetica, il controllo mentale e sociale attraverso i media, la prospettiva transumanista di realizzare un Uomo Nuovo. Pochi come lui (sì certo: anche George Orwell e Ray Bradbury), hanno però posto con altrettanta efficacia e sferzante ironia il dilemma morale dell’uomo che rivendica il suo modo di essere felice e libero  in una società che non lo prevede. Il mondo non è diventato come lo sognava Kennedy. Che non diventi come l’incubo di Huxley dipende anche da noi.

Roberto Cociancich

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