Marta Cartabia e Adolfo Ceretti
Un'altra storia inizia qui: la giustizia come ricomposizione
20 aprile 2023 ore 18.30
Via Cappuccio 5, Milano
Dalle visite in carcere che fece Carlo Maria Martini lungo tutto il suo mandato episcopale nasce la riflessione racchiusa in queste pagine
«Chi sbaglia può sempre correggersi: sicché come esigono i principi costituzionali, la pena deve guardare sempre al futuro» – Marta Cartabia
«Prima di ogni altra cosa, ciò che andrebbe epurato dal linguaggio e abolito dalle pratiche mondane – non solo quelle penali – è proprio la crudeltà» – Adolfo Ceretti
“Entrai a piedi nella città, passai di fianco alle grandi carceri di San Vittore, diedi una benedizione e pensai: lì vivono migliaia di persone che devo andare a trovare.” Con queste parole Carlo Maria Martini ricordava il suo ingresso a Milano il 10 febbraio 1980. Dalle visite in carcere che fece lungo tutto il suo mandato episcopale nasce la riflessione racchiusa in queste pagine: come e perché fare in modo che la pena sia giustizia ma anche ricomposizione? Marta Cartabia, presidente della Corte costituzionale, e Adolfo Ceretti, docente di Criminologia, si confrontano con il magistero di Martini spiegando il valore che esso continua a racchiudere e la necessità ancora viva di ciò che l’arcivescovo auspicava: una giustizia che ricucia i rapporti piuttosto che reciderli, promuova i valori della convivenza civile, porti in sé il segno di ciò che è altro rispetto al male commesso.
Adolfo Ceretti è Professore Ordinario di Criminologia e docente di Mediazione reo-vittima nell’Università degli Studi di Milano-Bicocca. È Segretario Generale del Centro Nazionale di Prevenzione e Difesa Sociale. Nel 2021 è stato nominato Coordinatore del Gruppo di lavoro per l’elaborazione degli schemi di decreto legislativo recanti la disciplina organica della giustizia riparativa. Tra le sue ultime pubblicazioni: Il diavolo mi accarezza i capelli. Memorie di un criminologo (con Niccolò Nisivoccia, il Saggiatore, 2020); nel 2022 ha pubblicato Io volevo ucciderla. Per una criminologia dell’incontro, (con Lorenzo Natali, Raffaello Cortina).
Roberto Cociancich, Marta Cartabia, Adolfo Ceretti
L’opera illustra la storia dei doveri decaloghi regole e comandamenti posti agli avvocati e alla funzione difensiva dall’antichità e ripercorre la nascita e gli sviluppi delle regole deontologiche fino alle attuali codificazioni. Il risultato è nel recupero dell’aspetto giuridico della deontologia non più tributaria di etica e morale ma valore autonomo che assicura il riconoscimento e il rispetto degli altri il diritto degli altri. L’autorevolezza dell’Autore che per decenni ha dedicato molteplici energie alla deontologia forense considerato il vero protagonista della materia nell’Italia contemporanea la nuova tipologia di approccio e la completezza di argomentazioni rendono il volume un unicum nel panorama editoriale. Un dettagliato Indice dei nomi completa il volume. Come sottolineato nella prefazione di Antonio Padoa Schioppa “il libro costituisce la summa dell’impegno coerente di una vita per affrontare consapevolmente le sfide dell’avvocatura nella società di oggi e per illustrarne la storia una storia che le pagine di Remo Danovi rivelano densa di risonanze e di insegnamenti ancora attuali”.
Figlio d’arte in campo giuridico, si laurea magna cum laude nel 1961 presso l’Università degli studi di Milano e diventa avvocato nel 1963. È sposato con la nota esperta di Diritto di famiglia Anna Galizia. Il figlio Filippo è professore ordinario di Diritto all’Università Bicocca di Milano, e il figlio Alessandro è professore associato di Economia presso l’Università degli Studi di Bergamo e docente presso l’Università Bocconi di Milano.
Fonte: Wikimilano
Discussant
Umberto Ambrosoli
Umberto Ambrosoli ha conseguito la maturità classica presso il liceo serale di Milano[1] e si è laureato in giurisprudenza all’Università degli Studi di Milano con una tesi dal titolo «La criminalità informatica nel sistema bancario italiano – Profili criminologici», divenendo poi avvocato penalista specializzato nel diritto penale dell’economia. È sposato e ha tre figli.[2] È stato nominato dalla Banca d’Italia in tre comitati di sorveglianza in procedure di rigore relative ad istituiti e società lombarde, nonché dal Tribunale di Bergamo come Rappresentante comune degli obbligazionisti in relazione ad una emissione obbligazionaria triennale di un primario istituto di credito.
Nel 2009 ha pubblicato il libro Qualunque cosa succeda, che narra la vicenda del padre, l’avvocato Giorgio Ambrosoli, commissario liquidatore della Banca Privata Italiana, assassinato l’11 luglio 1979 da William Joseph Aricò, un sicario assoldato dal banchiere Michele Sindona. Nel 2010 il libro è stato vincitore del premio Tiziano Terzani[3][4] e, precedentemente, del premio Capalbio.[5] Nel novembre del 2009 ha altresì ricevuto il premio Laureato Benemerito da Algiusmi,[6]l’associazione dei laureati in giurisprudenza dell’Università Statale di Milano.
Dal 2009 al 2012 è editorialista del Corriere della Sera. Nel 2011 diventa membro del comitato di esperti per lo studio e la promozione di attività finalizzate al contrasto dei fenomeni di stampo mafioso e della criminalità organizzata sul territorio milanese, presieduto da Nando dalla Chiesa.[7] Sempre nel 2011, all’atto di costituzione dell’Associazione Civile Giorgio Ambrosoli, assume la carica di presidente onorario.[8] Nel 2012 diviene Consigliere di amministrazione di RCS SpA.
Nel 2015, con il libro Coraggio, ha vinto il Premio della Fondazione Vincenzo Padula.
Nel gennaio del 2017 viene nominato Presidente della Banca Popolare di Milano SpA. Nello stesso anno ha contribuito alla realizzazione della serie televisiva “Liberi Sognatori”, trasmessa da Mediaset nel gennaio 2018 ed avente ad oggetto quattro storie esemplari di impegno civile (Libero Grassi, Mario Francese, Renata Fonte, Emanuela Loi).[2] Dal 2017 al 2021 cura la rubrica Norme & Tech sul Corriere dell’Innovazione (mensile del Corriere della Sera). Nell’aprile del 2018 viene nominato presidente di Banca Aletti SpA e nel 2019 della Fondazione Banca Popolare di Milano ETS.
Questi sono gli aspetti della figura di Gabriele Albertini, sindaco di Milano (per due mandati dal 1997) che il libro riesce a mettere in luce, grazie al sagace scambio di battute, commenti, domande e risposte con il giornalista Sergio Rotondo(nella foto). I colloqui si sono svolti nell’estate-autunno 2021, in un momento speciale per l’ex sindaco, quando migliaia di cittadini lo spingevano ad accettare un terzo mandato. E sono proseguiti in piena campagna elettorale per l’elezione del sindaco di Milano, con commenti e considerazioni franchi e talvolta taglienti, quando ormai Gabriele Albertini aveva deciso di non competere, anche se i sondaggi lo davano molto favorito.
I due aspetti del libro
Il libro è composto da due parti molto diverse da loro. La seconda si concentra su atti giudiziari e ritagli di giornale degli anni intorno al 2011-2013 e francamente è un po’ ridondante, anche se di grande interesse per chi quel periodo storico l’ha vissuto e ha apprezzato la grande fermezza con cui Gabriele Albertini ha affrontato l’ex procuratore aggiunto di Milano Alfredo Robledo.
Un libro a quattro mani
Ma di assoluto interesse e di facile lettura è senz’altro la prima parte, quella che nasce dalla frequentazione e dagli scambi di opinioni fra Sergio Rotondo e Gabriele Albertini. Oddio, parlare di frequentazione in pieno lockdown forse non è corretto, ma certo i due erano in contatto quotidiano almeno via zoom, tipologia che tutti noi, se parliamo di rapporti interpersonali, abbiamo dovuto sperimentare in quei mesi.
Fonte: Il Giornale d’Italia
CHI E’ L’AUTORE
Di educazione cattolica, si è diplomato presso l’Istituto Leone XIII ed ha conseguito la laurea all’università Statale in giurisprudenza. Dal 1974 è alla guida, con il fratello Carlo Alberto, dell’azienda di famiglia, la “Cesare Albertini S.p.A.”, fondata dal padre Cesare nell’ottobre del 1932 e acquisita alla fine del 2017 dal Gruppo Bosch GmbH, che si occupa di pressofusioni in alluminio.
Ha ricoperto numerose cariche in Confindustria e in Assolombarda, dove è stato vicepresidente, oltre a essere stato presidente della Piccola Industria. Nel 1996 viene eletto presidente di Federmeccanica (Federazione sindacale dell’industria metalmeccanica italiana). Sin da giovane, ha visto nella figura dell’imprenditore un “portatore di ideali di civiltà”, attribuendogli “un certo spirito missionario”.[2] Di sé dirà: “Io, come industriale, mi considero uno dei più grandi rivoluzionari della storia, perché chi ha cambiato l’uomo, chi ha rivoluzionato l’individuo, non è stata la rivoluzione marxista, è stata l’industrializzazione”.[3]
Sindaco di Milano
Nel 1997 è stato candidato da Silvio Berlusconi a sindaco di Milano con il sostegno del Polo per le Libertà ed ha vinto le elezioni amministrative al ballottaggio, con il 53,14% dei consensi, contro il candidato dell’Ulivo Aldo Fumagalli (46,86%). In occasione delle successive elezioni comunali, nel 2001, si è nuovamente candidato con il centrodestra per un secondo mandato ed è stato riconfermato come primo cittadino, ottenendo al primo turno il 57,54% delle preferenze, contro il 30,47% dello sfidante di centrosinistra Sandro Antoniazzi.
Durante il periodo alla guida del capoluogo lombardo si definiva “l’amministratore di condominio” ed ha avviato numerosi progetti di riqualificazione della città, dalla vecchio polo fieristico, alla zona Porta Nuova-Varesine[4], fino alla nuova fiera di Rho-Pero. Le sue giunte hanno lanciato nuovi progetti di espansione della metropolitana e portato a compimento le linee metrotranviarie di superficie volute dalla precedente amministrazione Formentini. Il sindaco ha rilanciato la Triennale e il ruolo di Milano come una delle capitali mondiali della moda e del design, valorizzando notevolmente gli eventi della fashion week e del Fuori Salone e prestandosi anche a sfilare in mutande (di cachemire) per lo stilista Valentino. Dichiarerà: “Teo Teocoli ne ha fatto poi una simpatica imitazione… ma è stata un’esperienza che mi ha aiutato a non prendermi troppo sul serio”.[5] Nel 2005 rifiutò di concedere il patrocinato del comune di Milano al gay pride; per tale motivo venne a più riprese intonato il coro “Albertini vieni giù, che sei frocio pure tu” nel corso delle dimostrazioni degli attivisti LGBT sotto Palazzo Marino, sede dell’amministrazione cittadina.
Eurodeputato
Alle consultazioni del 2004 viene eletto europarlamentare per la lista di Forza Italia nella circoscrizione Italia nord-occidentale, con 140.383 preferenze. Tale elezione fu resa possibile da una norma transitoria della legge 8 aprile 2004, n. 90 che gli consentì di candidarsi senza dover lasciare il ruolo di primo cittadino milanese, una legge che molti definirono “ad personam“[17].
Iscritto al Partito Popolare Europeo è stato vicepresidente della commissione per i trasporti e il turismo, membro sostituto della commissione per l’industria, la ricerca e l’energia, vicepresidente della delegazione per le relazioni con l’Assemblea parlamentare della NATO, membro della delegazione per le relazioni con gli Stati Uniti e della delegazione per le relazioni con Israele.
Senatore della Repubblica dal marzo del 2013, inizialmente membro della Commissione Giustizia e Difesa, in seguito anche membro della Commissione Affari Costituzionali e Presidente della “sottocommissione pareri” della commissione Giustizia.
Il 12 aprile 2016 viene ufficializzato come capolista a sostegno del candidato sindaco di Milano per il centro-destra Stefano Parisi, suo city manager quando era sindaco; raccoglie 1376 preferenze, unico eletto della lista civica: “energie per Milano”, lascia il seggio al 2º classificato per numero di voti di preferenza: Manfredi Palmeri, e a vincere è il centro-sinistra, con il proprio candidato Giuseppe Sala.[25]
Terminata l’esperienza nel partito di Alfano (per ultimo Alternativa Popolare) e quella da senatore, nel 2018 sostiene i candidati della lista di Parisi[26] alle regionali in Lombardia a sostegno del candidato di centro-destra, il leghista Attilio Fontana, dopo aver rifiutato la candidatura con il centro-sinistra.[27]
Sviluppi successivi
In vista delle elezioni comunali a Milano in programma nel 2021, il segretario della LegaMatteo Salvini ha proposto di candidare nuovamente Albertini a sindaco per la coalizione di centro-destra, contrapponendolo al sindaco uscente di centro-sinistra Sala, candidatosi per un secondo mandato. Albertini, in una lettera pubblicata sul quotidiano Libero il 6 maggio 2021, ha tuttavia declinato l’offerta, affermando di “voler dare priorità alla famiglia”[28]; il centro-destra sceglierà poi di proporre per la poltrona di Palazzo Marino il medicopediatra Luca Bernardo[29], sconfitto pesantemente da Sala al primo turno elettorale.