Perché negli anni del Covid-19, nonostante la rapidità con cui sono stati messi a punto i nuovi vaccini, molte persone nutrono diffidenza o ostilità nei loro confronti? Partendo da questa domanda, Enrico Pedemonte è risalito alle origini della sfiducia nella scienza dilagante ai nostri giorni. La prima parte del viaggio lo porta a indagare le ragioni che hanno spinto gli evangelici americani a costruire una scienza alternativa al darwinismo; l’industria (dal tabacco al petrolio) a fare colossali investimenti per contestare il consenso scientifico; gli ambientalisti a screditare il biotech; il movimento postmoderno ad attaccare le certezze della scienza. E mentre affiorano le radici storiche del negazionismo no-vax, l’autore dimostra come la ricerca abbia cambiato pelle diventando un mondo sempre più privatizzato, dove si moltiplicano le truffe. La tesi di fondo è che la sfiducia nella scienza sia solo una delle forme con cui i cittadini si oppongono al Potere. Nella seconda parte emerge il ruolo centrale che l’intelligenza artificiale sta assumendo nella rivoluzione tecnologica in corso. Destinata a cambiare il mondo con una rapidità mai vista prima, a diventare l’unica scienza, l’ia è alla base dei rapidi progressi in tutti i settori della ricerca e promette di risolvere molti drammatici problemi del pianeta. Ma c’è un’altra faccia della medaglia: questa tecnologia è controllata da un numero sempre più ristretto di società private, in prima fila le piattaforme tecnologiche, che detengono il monopolio delle sue applicazioni. Il controllo pubblico di questo immenso Potere diventa un obiettivo indispensabile per evitare lo scetticismo e la rabbia nei confronti (anche) della scienza.
fonte: TRECCANI
CHI E’ L’AUTORE
Enrico Pedemonte (1950) è laureato in Fisica, è stato docente di fisica nelle scuole superiori e poi giornalista. Ha lavorato come cronista e inviato al Secolo XIX, poi per 25 anni all’Espresso (caporedattore e per sei anni corrispondente dagli Stati Uniti) e come caporedattore a Repubblica. Nel 2001-2002 ha insegnato Teoria e tecnica dei nuovi media presso Scienza della Comunicazione (La Sapienza, Roma).Con Vincenzo Tagliasco ha scritto “Vantaggi dello sboom demografico (Franco Angeli, 1996) e “Genova per chi” (Frilli editore, 2006). Ha inoltre pubblicato: “Personal Media” (Bollati Boringhieri, 1998) e recentemente “Morte e resurrezione dei giornali” (Garzanti, ottobre 2010).
Una serata per ascoltare le voci delle donne perseguitate in Iran a causa del loro desiderio di libertà. Testimonianze, canti, danze, immagini e anche una cena persiana.
L’autobiografia di Davide Cerullo. Un bambino nato nella periferia di Napoli negli anni ’70, con la delinquenza come orizzonte di ogni giornata; la meraviglia scoperta nei ventri delle capre, il terrore provato quando ha tenuto per la prima volta un fucile puntato contro un uomo. Un flusso di racconti e di digressioni su vite e volti che hanno fatto la “storia di una storia” capace di approdare alla necessità di una rinascita che continua ogni giorno, nel presente. “Storia di una storia rimanda alla ricerca del perché una storia è diventata proprio quella storia, la mia storia, e non un’altra storia. È la mia storia ma potrebbe essere, date le stesse premesse, anche la storia di altri.” (D. Cerullo)
Beppe Giuliano Monighini
L'estate della gioia e del terrore
17 novembre 2022 ore 18.30
Via Cappuccio 5, Milano
IL LIBRO
Gli organizzatori dei Giochi di Monaco del 1972 avevano un obiettivo prioritario: che l’Olimpiade fosse serena e gioiosa. Volevano cancellare il ricordo della precedente edizione disputata in Germania – Berlino 1936, i Giochi di Hitler – e presentare la loro nazione come un Paese finalmente moderno. Per questo avevano scelto il capoluogo della Baviera, l’unica città tedesca degna del livello delle grandi capitali europee. Tutti i loro sforzi vennero cancellati dall’atto terroristico in cui furono uccisi atleti e allenatori di Israele, che ha segnato profondamente il nostro immaginario e che ancora oggi è il primo ricordo associato a quella Olimpiade. Beppe Giuliano Monighini all’epoca aveva nove anni, e da grande e precoce appassionato di sport aveva atteso quell’avvenimento giorno dopo giorno, vivendolo prima con la gioia per il più grande evento sportivo del mondo e poi con lo stupore di un bambino che si trovava ad assistere a un’azione di buia violenza. Oggi ha scelto di raccontare non tanto il terrore quanto la preparazione dei Giochi, i protagonisti delle gare, le vicende umane degli atleti e i risvolti di prima e dopo quel martedì 5 settembre che ha cambiato per sempre la storia delle Olimpiadi. Ne è uscito un libro vivido ed emozionante, che ci porta indietro nel tempo, in quel 1972 pieno di contraddizioni in cui, tra agosto e settembre, Monaco fu il cuore dell’estate della gioia e del terrore.
(fonte: Ultra)
CHI E’ L’AUTORE
BEPPE GIULIANO MONIGHINI
Nato ad Alessandria, lavora al Centro Studi di un’associazione. Giornalista pubblicista, collabora con «La Stampa». Ha ideato ed è uno degli autori della newsletter “5 cerchi quante storie” dedicata alle Olimpiadi. Nel 2019 ha pubblicato il romanzo Correndo a vuoto.
Milanese d’origine e per scelta, sono avvocato e Assessore allo Sport, al Turismo e alle Politiche Giovanili del Comune di Milano.
Ho lavorato per quattro anni in due diversi studi legali, nei team di M&A e Banking and Finance.
Sono laureata in giurisprudenza all’Università degli Studi di Milano e sono stata Capogruppo della Lista Civica “Noi, Milano – Beppe Sala”, nel Consiglio del Municipio 7, dal 2016 al 2021. Sono poi stata capolista della lista “Beppe Sala Sindaco”, la lista personale del Sindaco, alle amministrative milanesi che sono svolte nell’ottobre del 2021.
Ho particolarmente a cuore la causa della sostenibilità in ogni sua declinazione: ambientale, sociale ed economica. In passato ho collaborato con numerose realtà per la promozione della legalità dentro e fuori dalle carceri. Con i Circoli di Sostegno e Responsabilità del Centro Italiano per la Promozione della Mediazione e con l’associazione Città Costituzione ho sostenuto in lungo e in largo che del carcere bisogna servirsi solo quando ne vale la pena. Sono poi stata membro del Direttivo de “Il Laboratorio delle Idee” e ora lo sono di “Spazio Milano”.
L’opera illustra la storia dei doveri decaloghi regole e comandamenti posti agli avvocati e alla funzione difensiva dall’antichità e ripercorre la nascita e gli sviluppi delle regole deontologiche fino alle attuali codificazioni. Il risultato è nel recupero dell’aspetto giuridico della deontologia non più tributaria di etica e morale ma valore autonomo che assicura il riconoscimento e il rispetto degli altri il diritto degli altri. L’autorevolezza dell’Autore che per decenni ha dedicato molteplici energie alla deontologia forense considerato il vero protagonista della materia nell’Italia contemporanea la nuova tipologia di approccio e la completezza di argomentazioni rendono il volume un unicum nel panorama editoriale. Un dettagliato Indice dei nomi completa il volume. Come sottolineato nella prefazione di Antonio Padoa Schioppa “il libro costituisce la summa dell’impegno coerente di una vita per affrontare consapevolmente le sfide dell’avvocatura nella società di oggi e per illustrarne la storia una storia che le pagine di Remo Danovi rivelano densa di risonanze e di insegnamenti ancora attuali”.
Figlio d’arte in campo giuridico, si laurea magna cum laude nel 1961 presso l’Università degli studi di Milano e diventa avvocato nel 1963. È sposato con la nota esperta di Diritto di famiglia Anna Galizia. Il figlio Filippo è professore ordinario di Diritto all’Università Bicocca di Milano, e il figlio Alessandro è professore associato di Economia presso l’Università degli Studi di Bergamo e docente presso l’Università Bocconi di Milano.
Fonte: Wikimilano
Discussant
Umberto Ambrosoli
Umberto Ambrosoli ha conseguito la maturità classica presso il liceo serale di Milano[1] e si è laureato in giurisprudenza all’Università degli Studi di Milano con una tesi dal titolo «La criminalità informatica nel sistema bancario italiano – Profili criminologici», divenendo poi avvocato penalista specializzato nel diritto penale dell’economia. È sposato e ha tre figli.[2] È stato nominato dalla Banca d’Italia in tre comitati di sorveglianza in procedure di rigore relative ad istituiti e società lombarde, nonché dal Tribunale di Bergamo come Rappresentante comune degli obbligazionisti in relazione ad una emissione obbligazionaria triennale di un primario istituto di credito.
Nel 2009 ha pubblicato il libro Qualunque cosa succeda, che narra la vicenda del padre, l’avvocato Giorgio Ambrosoli, commissario liquidatore della Banca Privata Italiana, assassinato l’11 luglio 1979 da William Joseph Aricò, un sicario assoldato dal banchiere Michele Sindona. Nel 2010 il libro è stato vincitore del premio Tiziano Terzani[3][4] e, precedentemente, del premio Capalbio.[5] Nel novembre del 2009 ha altresì ricevuto il premio Laureato Benemerito da Algiusmi,[6]l’associazione dei laureati in giurisprudenza dell’Università Statale di Milano.
Dal 2009 al 2012 è editorialista del Corriere della Sera. Nel 2011 diventa membro del comitato di esperti per lo studio e la promozione di attività finalizzate al contrasto dei fenomeni di stampo mafioso e della criminalità organizzata sul territorio milanese, presieduto da Nando dalla Chiesa.[7] Sempre nel 2011, all’atto di costituzione dell’Associazione Civile Giorgio Ambrosoli, assume la carica di presidente onorario.[8] Nel 2012 diviene Consigliere di amministrazione di RCS SpA.
Nel 2015, con il libro Coraggio, ha vinto il Premio della Fondazione Vincenzo Padula.
Nel gennaio del 2017 viene nominato Presidente della Banca Popolare di Milano SpA. Nello stesso anno ha contribuito alla realizzazione della serie televisiva “Liberi Sognatori”, trasmessa da Mediaset nel gennaio 2018 ed avente ad oggetto quattro storie esemplari di impegno civile (Libero Grassi, Mario Francese, Renata Fonte, Emanuela Loi).[2] Dal 2017 al 2021 cura la rubrica Norme & Tech sul Corriere dell’Innovazione (mensile del Corriere della Sera). Nell’aprile del 2018 viene nominato presidente di Banca Aletti SpA e nel 2019 della Fondazione Banca Popolare di Milano ETS.
Questi sono gli aspetti della figura di Gabriele Albertini, sindaco di Milano (per due mandati dal 1997) che il libro riesce a mettere in luce, grazie al sagace scambio di battute, commenti, domande e risposte con il giornalista Sergio Rotondo(nella foto). I colloqui si sono svolti nell’estate-autunno 2021, in un momento speciale per l’ex sindaco, quando migliaia di cittadini lo spingevano ad accettare un terzo mandato. E sono proseguiti in piena campagna elettorale per l’elezione del sindaco di Milano, con commenti e considerazioni franchi e talvolta taglienti, quando ormai Gabriele Albertini aveva deciso di non competere, anche se i sondaggi lo davano molto favorito.
I due aspetti del libro
Il libro è composto da due parti molto diverse da loro. La seconda si concentra su atti giudiziari e ritagli di giornale degli anni intorno al 2011-2013 e francamente è un po’ ridondante, anche se di grande interesse per chi quel periodo storico l’ha vissuto e ha apprezzato la grande fermezza con cui Gabriele Albertini ha affrontato l’ex procuratore aggiunto di Milano Alfredo Robledo.
Un libro a quattro mani
Ma di assoluto interesse e di facile lettura è senz’altro la prima parte, quella che nasce dalla frequentazione e dagli scambi di opinioni fra Sergio Rotondo e Gabriele Albertini. Oddio, parlare di frequentazione in pieno lockdown forse non è corretto, ma certo i due erano in contatto quotidiano almeno via zoom, tipologia che tutti noi, se parliamo di rapporti interpersonali, abbiamo dovuto sperimentare in quei mesi.
Fonte: Il Giornale d’Italia
CHI E’ L’AUTORE
Di educazione cattolica, si è diplomato presso l’Istituto Leone XIII ed ha conseguito la laurea all’università Statale in giurisprudenza. Dal 1974 è alla guida, con il fratello Carlo Alberto, dell’azienda di famiglia, la “Cesare Albertini S.p.A.”, fondata dal padre Cesare nell’ottobre del 1932 e acquisita alla fine del 2017 dal Gruppo Bosch GmbH, che si occupa di pressofusioni in alluminio.
Ha ricoperto numerose cariche in Confindustria e in Assolombarda, dove è stato vicepresidente, oltre a essere stato presidente della Piccola Industria. Nel 1996 viene eletto presidente di Federmeccanica (Federazione sindacale dell’industria metalmeccanica italiana). Sin da giovane, ha visto nella figura dell’imprenditore un “portatore di ideali di civiltà”, attribuendogli “un certo spirito missionario”.[2] Di sé dirà: “Io, come industriale, mi considero uno dei più grandi rivoluzionari della storia, perché chi ha cambiato l’uomo, chi ha rivoluzionato l’individuo, non è stata la rivoluzione marxista, è stata l’industrializzazione”.[3]
Sindaco di Milano
Nel 1997 è stato candidato da Silvio Berlusconi a sindaco di Milano con il sostegno del Polo per le Libertà ed ha vinto le elezioni amministrative al ballottaggio, con il 53,14% dei consensi, contro il candidato dell’Ulivo Aldo Fumagalli (46,86%). In occasione delle successive elezioni comunali, nel 2001, si è nuovamente candidato con il centrodestra per un secondo mandato ed è stato riconfermato come primo cittadino, ottenendo al primo turno il 57,54% delle preferenze, contro il 30,47% dello sfidante di centrosinistra Sandro Antoniazzi.
Durante il periodo alla guida del capoluogo lombardo si definiva “l’amministratore di condominio” ed ha avviato numerosi progetti di riqualificazione della città, dalla vecchio polo fieristico, alla zona Porta Nuova-Varesine[4], fino alla nuova fiera di Rho-Pero. Le sue giunte hanno lanciato nuovi progetti di espansione della metropolitana e portato a compimento le linee metrotranviarie di superficie volute dalla precedente amministrazione Formentini. Il sindaco ha rilanciato la Triennale e il ruolo di Milano come una delle capitali mondiali della moda e del design, valorizzando notevolmente gli eventi della fashion week e del Fuori Salone e prestandosi anche a sfilare in mutande (di cachemire) per lo stilista Valentino. Dichiarerà: “Teo Teocoli ne ha fatto poi una simpatica imitazione… ma è stata un’esperienza che mi ha aiutato a non prendermi troppo sul serio”.[5] Nel 2005 rifiutò di concedere il patrocinato del comune di Milano al gay pride; per tale motivo venne a più riprese intonato il coro “Albertini vieni giù, che sei frocio pure tu” nel corso delle dimostrazioni degli attivisti LGBT sotto Palazzo Marino, sede dell’amministrazione cittadina.
Eurodeputato
Alle consultazioni del 2004 viene eletto europarlamentare per la lista di Forza Italia nella circoscrizione Italia nord-occidentale, con 140.383 preferenze. Tale elezione fu resa possibile da una norma transitoria della legge 8 aprile 2004, n. 90 che gli consentì di candidarsi senza dover lasciare il ruolo di primo cittadino milanese, una legge che molti definirono “ad personam“[17].
Iscritto al Partito Popolare Europeo è stato vicepresidente della commissione per i trasporti e il turismo, membro sostituto della commissione per l’industria, la ricerca e l’energia, vicepresidente della delegazione per le relazioni con l’Assemblea parlamentare della NATO, membro della delegazione per le relazioni con gli Stati Uniti e della delegazione per le relazioni con Israele.
Senatore della Repubblica dal marzo del 2013, inizialmente membro della Commissione Giustizia e Difesa, in seguito anche membro della Commissione Affari Costituzionali e Presidente della “sottocommissione pareri” della commissione Giustizia.
Il 12 aprile 2016 viene ufficializzato come capolista a sostegno del candidato sindaco di Milano per il centro-destra Stefano Parisi, suo city manager quando era sindaco; raccoglie 1376 preferenze, unico eletto della lista civica: “energie per Milano”, lascia il seggio al 2º classificato per numero di voti di preferenza: Manfredi Palmeri, e a vincere è il centro-sinistra, con il proprio candidato Giuseppe Sala.[25]
Terminata l’esperienza nel partito di Alfano (per ultimo Alternativa Popolare) e quella da senatore, nel 2018 sostiene i candidati della lista di Parisi[26] alle regionali in Lombardia a sostegno del candidato di centro-destra, il leghista Attilio Fontana, dopo aver rifiutato la candidatura con il centro-sinistra.[27]
Sviluppi successivi
In vista delle elezioni comunali a Milano in programma nel 2021, il segretario della LegaMatteo Salvini ha proposto di candidare nuovamente Albertini a sindaco per la coalizione di centro-destra, contrapponendolo al sindaco uscente di centro-sinistra Sala, candidatosi per un secondo mandato. Albertini, in una lettera pubblicata sul quotidiano Libero il 6 maggio 2021, ha tuttavia declinato l’offerta, affermando di “voler dare priorità alla famiglia”[28]; il centro-destra sceglierà poi di proporre per la poltrona di Palazzo Marino il medicopediatra Luca Bernardo[29], sconfitto pesantemente da Sala al primo turno elettorale.
Da oltre un quarto di secolo l’economia italiana ha smesso di crescere. Svalutazioni e accumulo di debito pubblico, le droghe con cui si era forzata la crescita dagli anni Settanta, non erano più disponibili. Per affrontare la competizione internazionale bisognava puntare sulla ricerca e sulla valorizzazione dei talenti. Invece, ad eccezione di un pugno di imprese manifatturiere che esportano, è in genere prevalsa la vecchia pratica delle raccomandazioni e delle sponsorizzazioni politiche per aver un posto di lavoro e per far carriera, e il merito è stato messo da parte. E il problema riguarda quasi tutti gli ambiti della società: le università, le pubbliche amministrazioni, la politica, la magistratura, le Asl, il mercato del lavoro e persino la selezione dei manager e la finanza. Al contrario di quanto prevede la Costituzione e, per «i capaci e i meritevoli», se partono svantaggiati, in Italia le opportunità restano scarse. Il tema della insufficiente considerazione del merito e degli incentivi distorti è il filo rosso che accompagna tutte le spiegazioni al cosiddetto «declino» economico italiano. Un primo passo per trovare soluzioni adeguate, è quello di avere piena coscienza dei problemi, che sono spesso, esplicitamente o implicitamente, negati.
Nel 1979 ha svolto attività di ricerca presso il Fondo monetario internazionale, Washington. Fra il 1980 e il 1995, al servizio studi della Banca d’Italia si è occupato di mercato monetario, di ricerche econometriche e di previsioni economiche. Dal 1992 al 1995, come responsabile della Direzione internazionale del servizio studi della Banca d’Italia, si è occupato di relazioni monetarie internazionali all’interno dello Sme (Sistema monetario europeo) e con le altre principali aree. Ha inoltre rappresentato l’Italia in organismi internazionali, tra cui: Comitato monetario dell’Unione europea, Comitato di politica economica dell’OCSE, Comitato dei sostituti del G10.
Dal febbraio 2013 al marzo 2018 è stato deputato nel gruppo del Partito Democratico. Il 6 marzo 2013 è avvenuta la proclamazione ufficiale dell’elezione da parte dell’ufficio elettorale circoscrizionale. Dal 26 marzo al 7 maggio 2013 è stato componente della Commissione speciale per l’esame di atti del governo; dal 7 maggio 2013 è stato componente della V Commissione (bilancio, tesoro e programmazione).
Il 18 settembre 2018, su proposta del rettore Franco Anelli e di Carlo Cottarelli, è stato nominato vice direttore dell’Osservatorio dei Conti Pubblici presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore. È docente incaricato di Economia Politica presso Università Cattolica del Sacro Cuore (Roma). È inoltre Senior Fellow della School of European Political Economy della LUISS (LUISS-SEP).
Il Consiglio dei Ministri del 24 dicembre 2014 lo ha nominato presidente dell’INPS[1], ha continuato la sua carica di presidente fino al 16 febbraio 2019, quando il Governo Conte I lo sostituisce con Pasquale Tridico.
Il 6 giugno 2019 riprende a collaborare con il quotidiano la Repubblica.[5]
(Fonte: Wikipedia)
Marco Santambrogio
Marco Santambrogio ha insegnato Filosofia del Linguaggio presso l’Università di Parma e l’Università San Raffaele di Milano. È socio fondatore della European Society for Analytic Philosophy (ESAP) e della Società Italiana di Filosofia Analitica (SIFA). Le sue ricerche nell’ambito della filosofia analitica riguardano la filosofia del linguaggio, la semantica dei mondi possibili, il riferimento e la teoria della verità; si è occupato anche di filosofia morale e delle questioni del merito e delle uguali opportunità, collaborando con il “Forum della meritocrazia”. Ha scritto numerosi contributi per riviste scientifiche italiane e internazionali, come “The Journal of Philosophy”, “Nous”, “Synthese”, “Dialectica”. Tra le sue opere recenti: Forma e oggetto (Milano1992); Chi ha paura del numero chiuso? (Roma-Bari 1997); Manuale di scrittura non creativa (Roma-Bari 2006); Come si scrive un saggio (Roma-Bari 2015, ebook); Come si risponde a un’argomentazione (Roma-Bari 2015, ebook); Il complotto contro il merito (Roma-Bari 2022).